Il 25 novembre si è celebrata la  Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne 2013. Alla vigilia di questo importante appuntamento il circolo PD di Monte Porzio Catone ha ospitato l’incontro con il Consigliere Regionale del Partito Democratico Simone Lupi dedicato alla proposta di legge regionale contro la violenza alle donne, di cui è promotore. Ne riportiamo di seguito un ampio resoconto.
In apertura il segretario del circolo PD Roberta Silo ricorda la data del 25 novembre ed espone diversi vari dati statistici allarmanti che riguardano il triste fenomeno della violenza verso le donne. Emerge tra l'altro che In Italia ogni 3 giorni una donna viene uccisa da un uomo (marito, compagno, ecc.) e  che da inizio anno le vittime sono state 101.
La violenza degli uomini sulle donne ha motivazioni culturali. Ma oggi la maggiore uguaglianza raggiunta e il ruolo che le donne riescono ad avere nella società sollecitano ulteriormente la reazione di uomini frustrati e violenti. È la voce delle donne che “prendono il sopravvento” che spaventa questi uomini.  In Italia tutt’oggi solo il 6% delle donne denuncia la violenza subita. E purtroppo  per la prevenzione si spendono appena 6 milioni di euro. In questo contesto si inserisce la proposta di legge “Norme per la creazione della rete regionale contro la violenza di genere, per la promozione della cultura e dell’inviolabilità, del rispetto e della libertà delle donne”  che vede come promotore il consigliere regionale del PD Simone Lupi.
Il Consigliere regionale introduce la sua relazione ricordando che la proposta di legge nasce nell’ambito del panorama regionale laziale.
I dati allarmanti esposti da Roberta Silo  sono purtroppo in costante aumento e ciò anche perché c’è un maggior numero di donne che denunciano.  E le donne vittime di violenza prendono ora maggiormente coraggio anche in virtù della recente normativa nazionale. Come è noto, in Parlamento è stata ratificata una legge (Decreto Legge 14 agosto 2013  n. 93  sulla violenza di genere e sicurezza,  convertito in Legge 15 ottobre 2013, n. 119, ndr.), che inasprisce le pene da infliggere a coloro che alimentano il fenomeno della violenza sulle donne. La legge nazionale, come ricorda Lupi, parte delle indicazioni provenienti dalla Convenzione del Consiglio d’Europa di Istanbul dell’11 maggio 2011 (concernente la lotta contro la violenza sulle donne e in ambito domestico).
Lupi sottolinea che per  la proposta di legge regionale (che riguarda un contesto diverso dalla legge nazionale) si è partiti dalle risorse economiche disponibili, senza le quali qualsiasi legge è inattendibile. Ed aggiunge che è in atto una campagna di ascolto nel territorio per raccogliere osservazioni e per recepire proposte (e con l’incontro nel circolo PD di Monte Porzio Catone si è giunti al dodicesimo appuntamento da quando è iniziato l’iter legislativo). Sono state ascoltate 60 associazioni che operano sul territorio e martedì 26 novembre saranno sentite associazioni di categoria delle Forze dell’Ordine (FF.OO.), che pure vanno coinvolte per raggiungere gli obiettivi che si prefiggono con questa proposta di legge.
Bisogna dare risposte concrete e dare certezze, supportando le istituzioni più coinvolte: Comuni, FF. OO., operatori sanitari, ecc.. Sovente gli operatori delle FF.OO., aggiunge Lupi, tendono a banalizzare i fenomeni di violenza al primo incontro, cercando di fare da pacieri. Il problema deve essere affrontato in modo diverso: non bisogna minimizzare. Le forze dell’ordine devono poter capire come intervenire davanti a casi di violenza alle donne.
Occorre avere un’analisi approfondita e sistematica attraverso un Osservatorio regionale sui temi della donna, in quanto oggi i dati sono disaggregati e vengono fuori solo dalla cronaca o da analisi spot dai pronto soccorsi o dai centri di anti violenza. Mettere quindi a sistema dati ed esperienze di tutti gli attori coinvolti e realizzare un vero osservatorio che non sia un ennesimo “baraccone”, che offra una visione costantemente aggiornata e finalmente chiara sulle condizioni di genere nella nostra regione. In definitiva avere disponibili “dati freschi” per governare le emergenze da rendere disponibili  alla rete delle istituzioni.
Questa proposta di legge non si ferma all’emergenza, e vuole insistere molto anche sull’educazione al rispetto della donna. Dovranno essere attivarti percorsi di educazione e formazione permanente che coinvolgono i vari attori, a partire da interventi di sensibilizzazione nelle scuole, per cominciare dai giovani che costituiscono le future generazioni.
Con una grande operazione di sistemazione dei capitoli di bilancio, continua il consigliere regionale, è stato possibile creare condizioni per supportare economicamente soprattutto i Centri Anti-Violenza. E c’è la possibilità di sbloccare fondi per rendere più forte la proposta di legge. Praticamente “a monte si stanno facendo i fatti”, non è solo un’operazione d’immagine, ma soprattutto di sostanza.
La proposta di legge regionale interviene su due contesti: da un lato attraverso un’operazione di prevenzione e cambio culturale e da un altro lato su percorsi di sostegno a favore delle vittime da un punto di vista abitativo e lavorativo. Le donne spesso non denunciano la violenza perché non riescono ad essere economicamente indipendenti. Occorre dare loro la possibilità di uscire fuori da questa situazione.
Il 25 novembre è la giornata contro la violenza alle donne e poteva essere la data per far approvare la legge in consiglio regionale. Sono però intervenute giuste osservazioni da parte del territorio per migliorare le proposte. Il testo di legge comunque non prevede un iter lungo e sarà portato in aula per l’approvazione tra dicembre e gennaio.
Lupi conclude che il Lazio è una delle prime regioni che emanerà una legge che non riguarda il solo inasprimento delle pene, legge che si impernia su tre direttrici: Prevenzione, Formazione e sostegno delle donne interessate da questo fenomeno.
Nutrita la presenza delle donne che partecipano attivamente al dibattito, molto partecipato, che riportiamo.
Carmela pone una domanda a Lupi: “La proposta legge è nata per dare supporto alle donne ma è pensata anche per sostenere i figli coinvolti?” Lupi: “La legge intende tutelare l’intero nucleo familiare con la necessità di pensare anche all’uomo il quale ha problemi che vanno risolti. In tal senso ci sono contributi per una serie di modifiche”.
Zena aggiunge “Sono d’accordo sui centri di ascolto perché le donne, rivolgendosi alle FF.OO., non trovano spesso una giusta rispondenza al loro disagio. Nei centri servono figure professionali verso le quali le donne si aprano facilmente. La donna con il lavoro si è emancipata; prima doveva stare zitta, ma oggi talvolta una situazione del genere non si accetta più. Ma se non si hanno alle spalle dei sostegni è più difficile uscirne fuori. Ed anche se è indipendente può accadere che la donna sia succube di un uomo. Quindi servono strutture che possono aiutare, in mancanza delle quali non si può uscirne fuori. Perché l’uomo è ancora padre/padrone in tali situazioni.
Simona pone l’accento sull’aiuto materiale: dove vanno dopo le donne che hanno subito violenza? “Non lascerei mai il figlio con marito che picchia”, commenta. Oggi la donna è in pericolo soprattutto tra le mura domestiche. Non tutte lavorano e sono quindi costrette a tornare a casa. Quante poi denunciano?
Paola interviene: “Questo Ascolto è importante: occorre trovare persone che sappiano capire e le forze di polizia minimizzano”. Anche qui (tra le FF.OO.) serve presenza magari di donne. È importante inoltre affrontare il problema dell’educazione culturale; già a scuola vediamo come si comportano i bambini anche tra i maschi: razzismo nei confronti dei gay o semplicemente verso quelli che sono più gentili e che quindi subiscono violenza. Serve far capire a questi maschi cosa è la sessualità e fare una campagna culturale per l’uguaglianza tra uomini e donne. Quindi istruzione e rieducazione culturale (e sentimentale) per formare nuove generazioni con ruolo paritario.
Lorenzo: “Simone Lupi ha dato un timing molto stretto per l’iter della proposta di legge, significa che in Regione c’è un’ampia posizione favorevole. Tra i sottoscrittori ci sono donne?” Lupi risponde che ha fatto scalpore che il promotore sia un uomo, ma comunque tra i sottoscrittori (che sono solo di centro sinistra) ci sono donne.
Lorenzo in un altro intervento evidenzia che la legge prevede di istituire centri e strutture anti violenza; tutto ciò ha un costo, questa legge ha una copertura? Lupi risponde ribadendo che la copertura ci deve essere per poter promulgare una legge. Per la proposta di legge regionale è previsto più di un milione di euro che va a finanziare solo i centri di antiviolenza. A questo va aggiunto anche il resto, come i progetti di formazione. È un supporto economico che si deve trovare per arrivare all’approvazione della legge.
Antonio: “Sono contento che questa sezione del PD affronti questo problema della violenza alle donne che riguarda un fenomeno sociale che è sempre esistito già dall’antichità. Lodo questa iniziativa”. Oggi la politica diventa sensibile anche per prevenire, ed è giusto che il partito ne discuta. È il vero modo di fare scuola politica, per avere una vicinanza su ciò che i politici promuovono negli Enti Superiori. Ed inoltre esponenti politici ed eletti devono ascoltare la base del partito. Che ci siano incontri di questo tipo anche su altri temi. Sull’argomento violenza di genere Antonio nota che a Frascati, dove vive, nel fine settimana si ritrovano in piazza gruppi di ragazzi in età adolescenziale, nei quali si riscontra la tendenza alla violenza, per tante motivazioni. Serve una prevenzione nella formazione della crescita dei giovani, altrimenti questo virus della violenza compromettere la loro psicologia da adulti. E nelle famiglie in genere sono i figli e sopratutto le donne gli elementi più deboli. Tanti tagli alla scuola hanno “buttato a mare” esperienze nella formazione di equipe di psicologi che toccavano momenti di passaggio da bambini ad adulti. Bisogna ritornare ad  intervenire in questo settore, dove c’è l’adolescenza.
Rosalina interviene sostenendo che è importante l’educazione dei genitori che spesso hanno cultura e atteggiamento diversi nei confronti dei maschietti: bisogna sensibilizzarli verso un cambiamento di mentalità. Il fenomeno  comunque è indipendente dal livello culturale.
Francesco: “Mi fa piacere questo incontro che nasce dal nostro programma”. Anche a livello locale è importante l’attenzione al mondo femminile. La prossima amministrazione a MPC dovrà affrontare anche il problema del disagio. Bisognerà istituire uno sportello di ascolto che deve essere coadiuvato a livello regionale. A fronte di una situazione di disagio ci deve essere una struttura che ascolti, prima di pervenire ad una denuncia. È importante che questo argomento sia partecipato. Questo deve essere un esempio di partito che ascolta.  Poi Francesco aggiunge: “In Italia non c’è una pena severa, è invece tutto permesso”; per tamponare il fenomeno della violenza sulle persone oggi servirebbe una pena severa e certa. Ed inoltre i media e la televisione soprattutto danno un’idea distorta dell’immagine della donna. E conclude che oggi fortunatamente si discute su questi argomenti.
Interviene Carmine: “Ciò che manca oggi è la cultura del rispetto, tra i ragazzi e tra coniugi; serve una formazione legata al rispetto delle persone”. Ed è contrario ai centri di ascolto: “Queste strutture non servono a niente, se volete fare qualcosa mettete persone che capiscono. Il centro di ascolto con una ragazza appena laureata in psicologia non serve a niente. E manca una struttura successiva”.
Francesco non è d’accordo con Carmine: la chiusura a MPC del centro di ascolto è stata una delle cose più brutte di questa amministrazione comunale. Certo, il  centro di ascolto se non supportato finisce lì. Il consultorio è alla base di tutto e ribadisce che a MPC si deve ripristinare quella struttura come punto programmatico. 
Mario aggiunge che non è vero che non servono i centri di ascolto, ma in realtà non servono come spesso sono organizzati e concepiti oggi. La legge deve provvedere in tal senso organizzando queste strutture in modo realmente efficace e con personale esperto. E Lupi risponde che è  vero, oggi non di rado accade di trovare in questi presidi persone non solo inesperte ma addirittura incompetenti.
Emanuele chiede se non siano necessari corsi di formazione anche dal punto di vista psicologico sulle forze dell’ordine che hanno funzione di primo soccorso. E chiede se non sia il caso che la Regione possa fare percorsi di reinserimento della donna nella società per avere un sostegno economico.  Potrebbe essere utile per farla uscire dallo stato di insicurezza.
Seguono altri interventi spot che alimentano il dibattito fino alla sua conclusione e tra questi una domanda sul patrocinio legale per la violenza alle donne, alla quale Lupi risponde che nella menzionata legge nazionale è contemplato il patrocinio gratuito, cosa che prima non accadeva.
Il consigliere regionale nel suo discorso conclusivo riassume quanto è emerso dal dibattito e puntualizza meglio alcuni aspetti.
Sono stati fatti riferimenti al cambio culturale ed ai percorsi formativi, in particolare all’interno delle scuole, dove intervenire è importante, per avere risultati probabilmente non subito ma sicuramente nelle prossime generazioni.
Abbiamo parlato di violenza di genere e di ogni tipo anche verso il bene comune. Quest’ultimo è un altro aspetto da considerare; serve in generale un’educazione al rispetto.
Dal punto di vista della certezza della pena, la legge italiana ha in realtà in suo punto di equilibrio: solo per chi è preso in flagrante è prevista la certezza della pena.
Certo che i messaggi pubblicitari influenzano le persone, ma questo non può giustificare, serve appunto un’educazione. Ed è chiaro che la crisi sociale non aiuta ed ha aumentato la possibilità di ricorrere alla violenza in ambito familiare. La questione su cui siamo concentrati quindi è come fare la formazione. In questo ambito le FF.OO sono un elemento importante. La formazione va vista non solo da un punto di vista psicologico ma anche sulla preparazione degli operatori.
Altro aspetto è la possibilità di inserimento lavorativo. Ad esempio alla Provincia di Roma sono stati attivati percorsi di reinserimento lavorativo e di formazione; in pratica donne vittime di violenza si sono reinventate il domani. Disegnatrici di moda e cucito di un centro anti violenza hanno partecipato ad una sfilata di moda con Missoni ed alcune di esse sono state prese a lavorare. È questo un Percorso del dopo violenza per tornare a vivere.
Simone Lupi conclude ricordando che è primo firmatario di 8 proposte di legge e di altre 14 come co-firmatario. Rimane quindi a disposizione per organizzare ulteriori iniziative nella nostra sede su altri argomenti.

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