Mancano pochi giorni al Referendum del 4 dicembre. Riteniamo utile continuare con la campagna di informazione sulla Riforma Costituzionale, riprendendo alcuni temi cardine.
Rispettiamo coloro che espongono le loro ragioni del No, motivandole con diverse argomentazioni, pur trovandoci in disaccordo. Ma una cosa è certa fomentare il NO solo per vedere sconfitto Renzi e il Governo, è pretestuoso e velleitario. La Costituzione è una cosa seria e la sua riforma (che riguarda solo la parte Seconda) era da lungo attesa e condivisa, nei suoi principi generali, da una vasto schieramento politico. La riduzione del numero dei parlamentari, la fine degli estenuanti ping pog tra Camera e Senato, che hanno le medesime funzioni, il taglio del CNEL e la cancellazione delle Province dalla Costituzione ed altro ancora sono principi che da lungo tempo erano attesi da un vasto fronte trasversale. Certo la legge di Riforma non è perfetta, si poteva fare meglio, ma ricordiamo che è frutto di un compromesso tra forze politiche differenti. Se, all'indomani del Referendum non passasse la Riforma NON se ne farà un'altra. Lo schieramento composito che oggi inneggia al NO, che vede accomunati su uno stesso fronte Salvini, Brunetta, Berlusconi, Meloni, d'Alema, Civati, Il MoVimento 5 Stelle, ecc., state pur certi che non si metterà mai intorno ad un tavolo per varare una nuova Riforma. Con il NO tutto resta come oggi, il Bicameralismo paritario, gli alti costi della politica, i tempi lunghi per l'approvazione delle leggi, ecc. La Riforma invece è innovazione, taglio netto con il passato, è guardare avanti per un'Italia Nuova. Ma è proprio questo che NON vogliono coloro che voteranno contro la sua approvazione. Di questo ne siamo certi.
Riforma del Senato, cosa cambia come funzionerà.
Quale sarà la composizione del nuovo Senato?
Il numero dei Senatori passa da 315 a 100, così suddivisi: 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 Senatori nominati dal capo dello Stato per 7 anni (e non rieleggibili). Nessuna Regione potrà avere meno di due senatori. La durata del mandato dei senatori coincide con quella dei Consigli Regionali dai quali sono stati eletti. L'elezione dei senatori avverrà secondo modalità stabilite da una legge bicamerale e dovrà avvenire in conformità con le scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri regionali in occasione del rinnovo dei medesimi organi.
Fino a 5 senatori possono essere nominati dal Ai senatori non spetta alcuna indennità per l’esercizio del mandato ed hanno le stesse prerogative dei deputati.
 
Quali saranno le nuove funzioni del Senato?
La riforma prevede una forte riduzione dei poteri del Senato che avrà come conseguenza principale la fine del bicameralismo perfetto, cioè la forma parlamentare in cui le due Camere hanno sostanzialmente uguali poteri e uguali funzioni. Il nuovo Senato non darà la fiducia al governo, che quindi per insediarsi e operare avrà bisogno soltanto del voto della Camera. Il Senato avrà la possibilità di esprimere proposte di modifica anche sulle leggi che esulano dalle sue competenze. POTRÀ esprimere, non DOVRÀ, su richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti e sarà costretto a farlo in tempi strettissimi: gli emendamenti vanno consegnati entro 30 giorni; la legge tornerà quindi alla Camera che avrà 20 giorni di tempo per decidere se accogliere o meno i suggerimenti.  In definiva niente più "ping pong" o "navetta" Camera-Senato-Camera. È probabilmente l'effetto più importante: L'approvazione delle leggi sarà quasi sempre prerogativa della Camera, con il risultato che l'iter sarà MOLTO PIÙ RAPIDO. Le leggi inoltre DOVRANNO essere approvate tutte in tempi certi.
 
Quali leggi potrà votare il Senato?
Il Senato mantiene insieme alla Camera la funzione legislativa per quanto riguarda solo le leggi di revisione della Costituzione, le altre leggi costituzionali e le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali in materia di referendum popolare. Inoltre mantiene i poteri legislativi relativi a famiglia, salute e temi etici ecc..
In tutti gli altri casi, la Camera legifererà in maniera autonoma: per approvare una legge, quindi, basterà solo il suo voto.
 
Titolo V della Costituzione: che cos'è?
Il Titolo V è quella parte della Costituzione italiana in cui sono decisi i ruoli e le competenze delle autonomie locali: Comuni, Province e Regioni. L’attuale struttura delle Regioni deriva da una serie di riforme del Titolo V cominciate negli anni Settanta e terminata con la riforma del 2001.
 
Titolo V Che cosa cambia con la Riforma Costituzionale?
Sparisce innanzitutto la legislazione concorrente tra Stato e Regioni, che aveva creato numerosi contenziosi negli ultimi anni, rallentando il processo legislativo. Le Regioni mantengono poteri riguardo la : pianificazione del territorio regionale, mobilità al suo interno, dotazione infrastrutturale, programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali, promozione dello sviluppo economico locale , ecc.. Lo Stato diventa responsabile esclusivo di materie quali: il coordinamento della finanza pubblica, le politiche attive del lavoro, la promozione della concorrenza, le infrastrutture strategiche; le politiche energetiche;l’ambiente. Saranno premiate, con la delega di ulteriori competenze, le Regioni virtuose da un punto di vista finanziario. Lo Stato, inoltre potrà esercitare una "clausola di supremazia" verso le Regioni a tutela dell'unità della Repubblica e dell'interesse nazionale.
 
Cambia l'indennità dei Senatori?
I nuovi senatori non riceveranno indennità se non quella che spetta loro in quanto sindaci o membri del consiglio regionale. L'indennità di un consigliere regionale non potrà superare quella attribuita ai sindaci dei comuni capoluogo di Regione (viene ridotta quindi rispetto ad oggi). Resta l'indennità per i senatori a vita. Il risparmio complessivo sarà di circa 40 milioni di euro.
 
Cosa cambia per l'elezione de Presidente della Repubblica?
Cambia il quorum per l'elezione del capo dello Stato. Nelle prime tre votazioni resta due terzi dei componenti l'assemblea. Dalla quarta si abbassa a tre quinti dei componenti dell'assemblea e dalla settima ai tre quinti dei votanti.
 
Quali sono i rapporti del Senato con il Presidente della Repubblica?
Il Presidente del Senato NON sarà più il supplente del capo dello stato, funzione che passa al Presidente della Camera, che diventa la seconda autorità dello Stato. Il Quirinale, d’altra parte, non potrà più sciogliere il Senato, legato alle autonomie, ma solo la Camera.
 Come saranno eletti i membri della Corte costituzionale?
I cinque membri di elezione parlamentare della Corte costituzionale non saranno più scelti in seduta comune dalle due camere, ma suddivisi tra quelli eletti dalla Camera (tre) e quelli eletti dal Senato (due).
 
Aumenta il numero di firme necessarie per le leggi di iniziativa popolare?
Sì, per le proposte di legge di iniziativa popolare sarà richiesta la raccolta di 150mila firme invece di 50milae saranno introdotte garanzie procedurali per assicurarne il successivo esame e l’effettiva decisione parlamentare. Ad oggi ben poche leggi di iniziativa popolare, sono state esaminate e approvate in Parlamento.
La Riforma costituzionale aumenta i poteri del Governo?
No. Gli articoli della Costituzione che riguardano le funzioni del Governo e del Presidente del Consiglio restano immutate. Va sottolineato che la fiducia sarà votata solo dalla Camera e non più anche da Senato, favorendo la formazione di maggioranze politiche omogenee e quindi Governi più stabili. Inoltre, limitando in maniera più netta il ricorso ai decreti legge, il Parlamento riprenderà il suo ruolo centrale nella formazione delle leggi.
 
Cosa cambia per l'istituto del Referendum?
Saranno introdotti i referendum propositivi e d’indirizzo, finora inesistenti.
Si abbassa il quorum per la validità dei referendum abrogativi: se richiesti da ottocentomila elettori, non sarà più necessario il voto del 50 per cento degli aventi diritto, ma sarà sufficiente la metà più uno dei votanti alle precedenti elezioni politiche.
 
Ma saranno veramente ridotti i costi della politica?
Sì, riassumendo:
  • Riduzione del numero dei  parlamentari. I senatori non percepiranno indennità. I consiglieri regionali, come detto,  non potranno percepire un’indennità più alta di quella del sindaco del capoluogo di regione e i gruppi regionali non avranno più il finanziamento pubblico
  • È abolito il finanziamento pubblico ai gruppi politici dei consigli regionali
  • Sarà abolito il CNEL (formato da 65 membri) che pur costando molto allo stato, in 70 anni non ha mai mostrato di essere veramente utile.
  • Le Province non saranno più menzionate nella Costituzione.

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