In vista di un incontro pubblico da tenersi dopo il varo del DDL sulla Riforma Costituzionale, si è svolta il 21 marzo sera, nella sede del Circolo PD di Monte Porzio Catone  una prima sessione seminariale tenuta dall'avv. Nicoletta Silo.

Questo percorso iniziale sarà completato con una seconda sessione formativa da tenersi ad aprile prima dell'approvazione alla Camera del DDL.
In sintesi, sono stati evidenziati i punti qualificanti della Riforma del Bicameralismo perfetto (cosa cambia al Senato e non solo) ormai in dirittura di arrivo, visto che manca un solo passaggio alla Camera dei Deputati ed il Referendum Confermativo.

Abolizione del Bicameralismo perfetto: in pratica la fiducia al governo e l’approvazione della maggior parte delle leggi sono prerogativa della sola Camera dei Deputati, che rimane costituita da 630 membri eletti, a suffragio universale come oggi, con le regole introdotte nell’Italicum. La Camera dei Deputati eleggerà 3 giudici della Corte Costituzionale.
  • Il Senato, organo rappresentativo delle Regioni, sarà ridotto a 100 unità (95 membri eletti dai Consigli Regionali (21 sindaci, 74 consiglieri regionali e 5 nominati dal Presidente della Repubblica per 7 anni). Avrà competenza sulle leggi che disciplinano il funzionamento degli enti locali, su leggi costituzionali e potrà proporre, in tempi contingentati, emendamenti sulle leggi approvate dalla Camera, senza che questa sia obbligata ad accoglierli. Eleggerà due giudici della Corte Costituzionale.
  • Il Presidente della Repubblica eletto da Camera e Senato in seduta congiunta (non ci saranno più i Grandi Elettori Regionali) con una maggioranza più qualificata di oggi (ai primi tre scrutini i 2/3 degli aventi diritto come oggi, dal quarto al sesto i 3/5 degli aventi diritto, dal settimo in poi i 3/5 dei votanti), vede pressoché inalterati i suoi poteri, ma di fatto si riducono perché ha una Camera in meno su cui esercitare la sua opera di mediazione riguardo ai provvedimenti legislativi.
  • I Governi Regionali, incassata la maggior parte delle competenze delle abolite Province, vengono svuotati però della giurisdizione sulla maggior parte delle materie che l’ultima modifica del Titolo V riconosceva in modo concorrente a Stato e Regioni. Ci si sarebbe aspettati che tali competenze passassero al Senato, invece vengono portate alla Camera che può promulgare leggi anche su materie di competenza regionale nell’interesse nazionale.
  • Il Governo esce doppiamente rafforzato perché dovrà, nella maggior parte delle leggi ordinarie, ottenere il consenso di una sola camera e, per giunta in tempi certi, visto che i suoi DDL dovranno essere votati entro 70 giorni.
  • Referendum e leggi di iniziativa popolare: viene introdotto un quorum minore per i referendum che raccolgono 800 mila invece che 500 mila firme (50% dell’affluenza alle ultime elezioni politiche invece che il 50% degli aventi diritto al voto), per contro viene alzata la soglia delle leggi di iniziativa popolare dalle attuali 50 mila firme a 150 mila.

I punti di forza riguardano la semplificazione dell’iter legislativo che nella maggior parte dei casi sarà circoscritto ad una sola camera con tempi e modalità tali che non lasceranno spazio ad ostruzionismi. Abbinata all’"Italicum" la riforma mette in condizione chi vince le elezioni di governare e di attuare il proprio programma elettorale senza ostacoli.

Qualche perplessità nasce proprio dalle corsie preferenziali introdotte a favore del Governo per facilitargli l’attuazione del proprio programma:

  • L’approvazione delle leggi proposte dall’esecutivo in tempi certi potrebbe ridurre la possibilità di dibattito parlamentare ma, soprattutto, condizionare il calendario della Camera che, nell’ipotesi di un governo molto prolifico, potrebbe non trovare spazio per prendere in esame DDL di propria proposizione, dando per scontato che quelli di iniziativa popolare avranno vita ancora più dura.
  • L’attribuzione delle materie concorrenti tra Stato e Regioni alla Camera e la possibilità del governo di proporre, sempre alla Camera, leggi su materie di competenza delle Regioni in casi non meglio precisati di interesse nazionale sembra rafforzare ulteriormente i poteri del governo.
  • Il risparmio economico sembrerebbe irrisorio perché il numero dei deputati resta invariato ed il Senato come organismo rimane in piedi (si risparmia probabilmente solo lo stipendio dei senatori, forse non la diaria); inoltre l’abolizione delle province (non tutte perché sorgono le città metropolitane) riduce le poltrone politiche, non il numero di uffici e relativo personale.

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