Nella sede del nostro Circolo in Via Verdi 21 a Monte Porzio Catone,  in collaborazione con l'associazione “Non canto la salsiccia” (associazione cultural-godereccia) venerdì 28 giugno 2013  con inizio alle ore 20,00 si terrà un incontro sulla canzone napoletana dalle origini ai giorni nostri. 

Un racconto che parte dal 1200 e arriva ai giorni nostri e che attraversa la storia non solo di Napoli.  Un racconto della vita e dei sogni della gente che si esprime ora con accenti drammatici, ora con la divertita ironia che solo il popolo napoletano sa esprimere in ogni occasione. 

Un viaggio affascinante che ci sarà proposto da Ciro Ricciardi e Romano Scozzafava.

Come di consueto, per far onore alla ragione sociale dell' Associazione “Non canto la salsiccia”, al termine della conferenza chi vorrà potrà fermarsi per la parte “godereccia” della serata. Per completare la cena gli intervenuti potranno collaborare con quanto di mangereccio riterranno utile mettere a disposizione.

Di seguito i principali momenti della conferenza.

 LA CANZONE NAPOLETANA – Una storia lunga 8oo anni

Gli anni 1200-1800

Le prime canzoni napoletane conosciute risalgono al 1200 (e le due che si contendono il ”titolo” di canzone più antica sono il “Canto delle lavandaie del Vomero”  e  “Jesce sole!”, entrambe di autori ignoti).  Il … “racconto” inizierà da qui, sviluppandosi prima lungo il periodo cosiddetto “degli autori ignoti”, che, attraverso le villanelle del 1500, arriva fino al 1800.

 L’epoca d’oro e le canzoni fra le due guerre

Inizia poi la cosiddetta “epoca d’oro” (fino al 1918) e poi le canzoni fra le due guerre (fino al 1940). E’ in questi due periodi che si realizzano molti capolavori dal punto di vista sia poetico che musicale, grazie a grandi autori come Di Giacomo, Costa, Gambardella,  Ernesto e Gianbattista De Curtis, Di Capua, Ernesto Murolo, E.A. Mario, Bovio, Lama, Tagliaferri ….

 Gli anni 1940-1960

Infine, un cenno verrà fatto anche sul ventennio  fino agli anni ’60, con V. De Crescenzo, Bonagura, Bonavolontà, Carosone, Modugno, Rendine …

 Complessivamente, sono poco meno di 400 le canzoni più famose relative a tutti i periodi citati. Con il tempo a disposizione, potranno essere presentate e commentate, ed eventualmente ascoltate - con file mp3 o viva voce – al massimo 20-25 canzoni, scelte fra quelle con particolari caratteristiche poetiche e/o musicali, ma meno note (sicuramente non si parlerà, ad esempio, di canzoni come “O sole mio”, “Torna a Surriento”, “Funiculì Funiculà” …).

Gli anni settanta

Tramontato il Festival, e chiusa la stagione del repertorio classico, la canzone napoletana si adegua alle esigenze del tempo, vengono ripresi ed attualizzati i temi della sceneggiata; Mario Merola, pur rimanendo legato alla canzone tradizionale, è il principale interprete di questa nuova tendenza, seguito da Pino Mauro, Mario Trevi e Mario Da Vinci.

Intanto il fermento musicale di quell'epoca è avvertito anche da nuovi autori come Eduardo De Crescenzo, Alan Sorrenti, Enzo Gragnaniello e Pino Daniele che daranno un'impronta nuova alla musica partenopea.

 Gli anni ottanta

La sceneggiata napoletana che Mario Merola era riuscito a resuscitare negli anni '70 pian piano sparisce di nuovo, anche se tenuta in vita per un certo periodo da Nino D'Angelo, venendo sostituita dalla musica neomelodica che ancora oggi in tutto il Sud Italia, particolarmente nelle città di Napoli e Palermo e tra gli emigranti italiani all'estero, ha un discreto successo

 Gli anni novanta

Nino D'Angelo, dopo un periodo di forte depressione causata dalla morte dei genitori, iniziò a scrivere canzoni che trattavano tematiche di vita quotidiana e di problemi sociali, abbandonando il genere romantico che lo caratterizzò nella giovinezza. Utilizzando una base musicale che risulta essere un misto tra jazz e musica etnica, nacque (per la seconda volta) il Neo-etnico.

Negli stessi anni si affermano in ambito nazionale anche gruppi come Almamegretta, 99 Posse, 24 grana, che rinnovano la canzone napoletana mediante una commistione di musica elettronica, trip-hop e rap. La differenza rispetto alla musica neomelodica sta anche nei testi ad alto contenuto politico (prevalentemente di sinistra).

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