Pubblicato Venerdì, 08 Gennaio 2016 07:41 | | 
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Fabrizio Barca (leggi il suo blog "Luoghi Idea(li)"), noto studioso ed esperto di economia e di problemi sociali, a livello italiano e internazionale, ha svolto ruoli scientifici e politici di notevole rilievo, in varie università ed in organismi istituzionali in Italia e all’estero. Tra il 1999 e il 2006 ha presieduto il Comitato dell’OCSE per le politiche territoriali. Inoltre ha ricoperto cariche importanti in Banca d’Italia, al Ministero del Tesoro, al Ministero dell’Economia e delle Finanze, e tra il 2011 e il 2013, è stato Ministro alla Coesione Sociale con il governo Monti. Infine recentemente, dopo il commissariamento del PD romano nel dicembre del 2014, il presidente del partito Matteo Orfini gli ha affidato il compito di una ricognizione e di una “mappatura” dei circoli del partito nella città di Roma. |
Nel suo documento di due anni or sono sul “partito nuovo” ed in quelli successivi più recenti (in particolare nel testo del giugno 2015, conclusivo di un lungo viaggio tra i circoli e le sezioni del PD in varie regioni italiane) Fabrizio Barca muove dal riconoscimento della fine del vecchio partito di massa, entro il quale le “avanguardie politiche” avevano la funzione di elaborare i programmi e gli obiettivi da raggiungere tramite l’azione pubblica, e propone la costruzione oggi di un partito più rispondente ai cambiamenti intervenuti nella società e nella comunicazione politica. Tra le varie pubblicazioni di Barca, c’è un recente volume uscito per Feltrinelli e intitolato: “La traversata. Una nuove idea di partito e di governo”, che riguarda direttamente i temi che saranno toccati nel corso dell'incontro.
Questo partito nuovo, secondo Barca, dovrebbe prendere direttamente nelle sue mani la funzione che svolgevano prima le vecchie avanguardie politiche di partito. Dovrebbe diventare cioè nel suo insieme un “partito mobilitatore di conoscenze” o un “partito palestra”, il quale dovrebbe raccogliere conoscenze sul “che fare”, trasferendole poi agli amministratori (locali e centrali) e alla classe politica (eletta o nominata) negli organi di governo. Per svolgere questa funzione, sottolinea Barca, i quadri del partito devono essere assolutamente distinti dagli eletti, dai governanti e dagli amministratori.
Questo partito nuovo, secondo Barca, dovrebbe prendere direttamente nelle sue mani la funzione che svolgevano prima le vecchie avanguardie politiche di partito. Dovrebbe diventare cioè nel suo insieme un “partito mobilitatore di conoscenze” o un “partito palestra”, il quale dovrebbe raccogliere conoscenze sul “che fare”, trasferendole poi agli amministratori (locali e centrali) e alla classe politica (eletta o nominata) negli organi di governo. Per svolgere questa funzione, sottolinea Barca, i quadri del partito devono essere assolutamente distinti dagli eletti, dai governanti e dagli amministratori.
Si tratta dunque, anzitutto, di individuare i problemi e raccogliere le istanze che provengono della società e di proporre soluzioni alla attenzione dei propri eletti o candidati in posizione di governo. Ma si tratta anche di organizzare il movimento inverso, di trasferimento verso il basso delle decisioni assunte o in via di assunzione da parte dei livelli istituzionali e di governo, per favorire il confronto e la verifica con la base del partito.
Per il successo di questa operazione di trasformazione o ricostruzione del PD, sarebbero necessarie secondo Barca una serie di misure come: allargare la base degli iscritti e la loro partecipazione alla selezione dei dirigenti; favorire la partecipazione al partito di eventuali gruppi associativi esterni; assicurare la necessaria formazione ai funzionari e ai volontari a livello locale; fissare una durata massima della dirigenza locale, regionale e centrale; assicurare l’incompatibilità assoluta tra funzionariato di partito e candidatura nelle assemblee elettive o in organismi esecutivi; etc.. Insomma: non sono i partiti tradizionali che devono governare il cambiamento del paese, ma la società civile organizzata.
A seguito della sua esperienza e in particolare del suo lavoro di ricerca e confronto in svariate realtà locali del partito, Barca si è convinto che sia possibile trasformare il PD in un “partito palestra”. L’importante è che i dirigenti e i membri locali del partito si dedichino al proprio territorio, occupandosi meno di se stessi, contrastino litigiosità e individualismi propri di un partito autoreferenziale, sappiano attrarre volontari ed esperti e formulare progetti. Il partito dovrebbe assumere una struttura più federale, salvo restando la necessità di un vertice nazionale capace di svolgere una funzione di monitoraggio.